Parlando di mandorli in fiore, la prima immagine evocata dalla nostra memoria visiva sono le terre siciliane intorno ad Agrigento, coperte dalle corolle bianco-rosate, presentate regolarmente nei TG quando al Nord ancora la campagna è immersa nel gelo; per chi ha fortuna di vederle dal vivo, è uno spettacolo indimenticabile. La presenza del mandorlo nel nostro bellissimo Sud, e non solo certamente in Sicilia, è dovuta alla capacità di sopravvivere al caldo siccitoso che dura mesi e mesi, ma la pianta è davvero resistente e tollera anche il freddo intenso, fino a 20° sotto zero. E allora, come mai non vediamo mandorleti in Settentrione? La causa di questa assenza non è tanto nella ìincapacità di resistere al gelo, bensì al fatto che, quando il mandorlo è in fiore, c’è ancora l’aria così fredda da impedire alle api di gironzolare tra i fiori per effettuare l’impollinazione. Questo provoca dunque la mancata fecondazione dei fiori e quindi l’assenza di fruttificazione. Solo nelle zone del Nord con microclima più mite, per esempio l’area del Lago di Garda e le zone protette dei laghi lombardi, ci sono mandorli che riescono a dare frutti. In giardino, dal Nord al Sud, lo vedremo fiorire se troviamo una zona riparata dai venti più gelidi, e magari qualche ape coraggiosa che ci regali, anche nel freddo Nord, una manciata di mandorle da assaggiare.
Dolci o amare?
Ci sono due tipi di mandorle: dolci e amare. Queste ultime contengono amigdalina e trovano impiego in profumeria e medicina. Tra le varietà dolci c’è l’italianissima “Tuono”, autofertile: questo permette di poter coltivare anche un solo esemplare, anche se è smepre meglio averne due per valorizzare ulteriormente la produzione. “Tuono” ha un altro pregio prezioso: la sua fioritura è molto tardiva rispetto alle varietà tradizionalmente meridionali. Cresce dunque discretamente anche al Nord, producendo buone mandorle se è in posizione soleggiata e riparata e se l’andamento climatico è di aiuto. La varietà viene dalla Puglia ed è di origine antica: in questa regione le prime produzioni risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Anche la ottima varietà “Genco” è pugliese e si adatta bene alle zone dell’Italia centrale, meglio se esposte alla benefica azione mitigante del mare.
Mandorle italiane, le migliori al mondo
Come in molte altre produzioni agricole, anche le mandorle italiane sono oggi prodotte in quantità molto minori che in passato: a livello mondiale la produzione è, ma guarda un po’, quasi interamente americana, concentrata in California dove gli agricoltori hanno messo a punto modalità di allevamento degli alberi che consentono una resa elevata e una grossa dimensione dei semi. il ciclo colturale è completamente meccanizzato, i costi di produzione molto bassi. Ma a fronte di ciò, le mandorle italiane rimangono di alta qualità: le loro caratteristiche organolettiche, in particolare il profumo e la dolcezza, sono decisamente migliori delle “perfette” mandorle americane. A livello di produzione familiare, gli alberi di mandorlo offrono il grande vantaggio delle poche cure richieste e della modesta necessità di acqua: solo nei primi due anni è consigliato irrigare, in seguito i frutti maturano e i semi si ingrossano anche se gli alberi sono lasciati al sole bruciante e nel terreno asciutto, irrigato (in quantità, ma molto raramente) solo quando le estati sono davvero insolitamente aride. Tra i vantaggi del mandorlo c’è anche la sua resistenza ai parassiti, anche se negli ultimi anni, soprattutto nel Sud, si notano crescenti problemi causati da un coleottero, Capnodis tenebrionis, la cui larva scava gallerie nei tronchi. Oggi contro il capnodio, che attacca anche altre Drupacee e in particolare l’albicocco, sono allo studio tecniche di lotta biologica che prevedono l’utilizzo di forme parassite dell’insetto, capaci di limitare la sua capacità di volare e quindi di diffondersi su altri esemplari. Anche i nematodi specifici sembrano in grado di ostacolare il parassita, mentre scarso effetto hanno gli antiparassitari chimici, proprio per la capacità di questo coleottero di nascondersi nel profondo dei tronchi e dei rami. Se siete fra quelli che non amano potare, il mandorlo fa per voi: è infatti sufficiente tagliare polloni e succhioni, ossia i rami che si allungano dalla base dell’albero o da singoli rami, e accorciare i rami produttivi, a fine inverno, per conservare una chioma ordinata.